La Qualità è una caratteristica del pensiero e dell'espressione che viene individuata mediante un processo non intellettuale. Il che significa che essa non può essere definita, perché definire è, appunto, un processo intellettuale. Se Qualità è 'ciò che piace' la Scienza non contempla l'esistenza di Qualità, soffre di una forma di pregiudizio nei suoi confronti.
Robert M. Pirsig

4 aprile 2011

Ti porterò sul lago

Erano anni che non prendevo una batosta simile fuori casa nelle scorribande mangerecce.
Sabato sera è accaduto.
Invitato "a cena fuori" ho accettato con piacere. Si diceva un gran bene, tra chi lo avesse già frequentato, di quel posto.
Ma a me da subito non è apparso così.
Ma è sempre colpa mia, sia chiaro.
Arrivo e mi trovo davanti ad una veranda allargata, lungo lago di Castel Gandolfo.
L'ambiente sembra curato.
Evidente è stato in un attimo lo stato della struttura (le vetrate non mi son sembrate pulite e se lo avevano fatto risaliva a tempo addietro) ma anche dei suppellettili che affollano le sale.
Diciamo che c'era un pò di polvere, apparente.
Diciamo delle stoviglie non proprio perfette, piatti sbeccati e posate spaiate.
"Cantina non all'altezza - mi son detto passando davanti ai vini - se le portate sono come quelle che mi hanno descritto sarà difficile azzeccare l'abbinamento".
Ci siamo seduti alle 21.15.
Eravamo in 5 accomodati ad un tavolo non proprio adatto al numero dei commensali ma lo spazio destinato era degno di una economy class.
Consulto il menu e la carta dei vini (confermati i miei dubbi, ma zero difficoltà, c'era poco da scegliere).
Davanti a me vedo scorrere piatti dalle dimensioni notevoli. Tra me e me sorridevo.
Agli antipasti (3) lo spazio già non bastava, sorridevo.

Dopo circa un'ora ci vengono serviti i primi piatti ed alle 23.00 i secondi (serviti semicrudi sia la tagliata che il filetto di tonno, per non parlare delle tagine).

Dozzinale la gestione della sala.
Ho visto girare con i nostri antipasti almeno 3 addetti di sala senza che trovassero il nostro tavolo.
Fortuna per loro si trattava di piatti "freddi".



La Quintessa
Via Spiaggia del Lago, 20B
00040 - Castel Gandolfo (RM)

p.s.: è stato pagato non l'intero ammontare poichè ci hanno "scontato" 25 euro + 3 caffè.

16 marzo 2011

BIO - Strozzapreti di farro ai carciofi e pancetta di Suino Nero dei Nebrodi

Era da tempo che avevo voglia di degustare carne di suino nero poiché anche in Italia esistono razze autentiche dalle carni pregiate.
La carne del Suino Nero dei Nebrodi (BIO), si è mostrata con molta consistenza ed altrettanto carattere, autentico, e non il classico pezzo di carne suina anonimo da grande distribuzione.
La pasta adoperata è pasta di farro al 100% (BIO). Prodotta da CASINO DI CAPRAFICO.

Con due carciofi, mezza carota e della pancetta tagliata a listelle ho realizzato questo piatto di semplice realizzazione ma da un interessante impatto gustativo.

Già durante la preparazione pregustavo singolarmente i vari sapori che assemblati con la pasta e saltata quanto basta ha saputo stupirmi al punto da essere divenuto un piatto che sto preparando in diversi modi aggiungendo o sostituendo sempre qualche ingrediente ma questa, finora, mi sembra la combinazione più apprezzata.

I carciofi, una volta tagliati, li ho saltati in padella dove avevo già messo a rosolare in olio evo, uno spicchio di aglio successivamente eliminato e la pancetta.

Una volta soffritto il tutto, ho sfumato con vino bianco secco ed aggiunto delle carote tagliate a julienne.

Ho scolato la pasta un minuto prima rispetto ai tempi consigliati di cottura e saltati, una leggera spruzzata di pepe macinato all'istante ha completato la portata.

Per due persone:
140 gr strozzapreti al farro
2 carciofi
mezza carota
80 gr pancetta tesa
vino bianco
1 spicchio di aglio
Sale e pepe q.b.



Pasta al farro 100%
CASINO DI CAPRAFICO
Azienda Agricola Giacomo Santoleri
Piane di Caprafico
66016 Guardiagrele (CH)
website: http://www.casinodicaprafico.com/
e-mail: info@casinodicaprafico.com/

Prodotti di Suino Nero dei Nebrodi
SALUMIFICIO ROCCAFORTE
San Fratello (ME)
Tel. 328.8388752 - 328.6580843
e-mail: antoniomanasseri@hotmail.it

12 marzo 2011

Ragù napoletano #2 - Le lasagne -

A casa mia il carnevale è sempre finito il giovedì e mai il martedì grasso perchè bisognava stare in bottega, c'erano clienti che venivano ad acquistare ricotta e chiacchiere fino all'ultimo momento, nel loro orario dopo lavoro.
E noi si doveva star lì.
Altri tempi, altre modalità di gestione.
E dire che ero partito con sani e buoni propositi per continuare il post.
Foto step by step da pubblicare.
Peccato non esser riuscito a fare almeno una foto alla pirofila con le lasagne.
Si vede che gli amici hanno gradito.
Ma riprendiamo dal pippiare del ragù.
Dopo aver raggiunto la giusta consistenza, va fatto riposare.
Giunge quindi il momento di dover preparare quanto andrà ad arricchire la pietanza.
Polpettine di magro di vitella, provola affumicata vaccina tagliata a dadini, ricotta romana di pecora, grattugiato misto di pecorino romano e parmigiano, basilico.
Una volta pronti gli ingredienti si passa a disporre la pasta all'uovo (non avevo a disposizione le lasagne napoletane e a Roma non è proprio semplice reperirle).
Le lasagne le ho cotte prima, non è abitudine di famiglia adoperarle crude come consigliato dai vari produttori. Ho realizzato una lasagna a tre strati. Nell'ordine ho disposto: ragù, lasagne, ricotta stemperata con il ragù, polpettine, provola, formaggio grattugiato, ragù e poi di nuovo lasagne ...... L'ultimo strato è stato ricoperto da una abbondante colata di ragù e foglie di basilico.
Infornato a 120° per circa un'ora.



- Il Vino -
Ci sono pensieri che solo con il tempo riescono a prendere forma.
Ti chiedi perchè quella bottiglia sia stata lì per più tempo e mai un interessamento, mai un pensiero per immaginare quando stapparla, nemmeno a provare e immaginare un abbinamento, ma sempre e solo qualcosa che non sia convenzionale per uno Champagne.
E' solo questione di "pacienza" e ce ne vò tanta.
In questa occasione, per le lasagne, il sacrificato di turno è stato un André Beaufort, Demi-Sec, Millésime 1996. Oro colato dai riflessi vivi, carattere intrigante, complesso con eleganti evoluzioni, riconoscimenti olfattivi che spaziano, inizialmente nette note di zafferano per poi virare, dopo appena mezz'ora, verso albicocche secche e ancor più tardi a spiccate note iodate e finale dolce che riportano alla colatura di alici.
La carne al sugo è stata accompagnata da Taurasi 2004 di "La Molara".

8 marzo 2011

Ragu napoletano (quello di famiglia) #1

Il ragu napoletano non è 'a carne c'a pummarola come Eduardo ha scritto.
Quello di casa mia, e quello che attualmente con il profumo invade ogni angolo di casa mia, è, come giusto che sia, un rito, un modo di interpretare la tradizione.
E la tradizione parte dalla scelta del taglio e dal tipo della carne.
Da me, ed ho chiamato casa volendo parlare sia con mamma che con papà, si usano braciole di locena (con uvetta, pinoli, pecorino) e tracchiulelle di maiale.
Si pone la cipolla tagliata grossolanamente (tagliuzzarla vuol dire far svanire aromi ed olii essenziali in essa contenuti) nel tegame con olio extravergine di oliva.
Una volta rosolata si pone la carne di maiale (le tracchie) e dopo la locena.
Tirare con del vino rosso.
Aggiungere il passato di pomodoro, il basilico e salare, cottura a fuoco medio/basso per 4 ore.
Ora è lì che sta pippiando.
Pecchè 'o ragù adda pippià.

6 marzo 2011

Graffe napoletane

Quante volte in infanzia e adolescenza ho aiutato mia nonna a schiacciare le patate, stendere la pasta, rotolarla e infine zuccherare le graffe dopo la frittura.
Chiudevano sempre le domeniche trascorse a casa sua dopo pranzi di lunghe ore e 90° minuto visto in famiglia. Ricordo che in quegli anni, prima trasmettevano la differita su Rai2 di un tempo della partita clou della giornata calcistica.

Non ricordo la ricetta di nonna ma la gara a consumarle tra me, i miei fratelli ed i cugini si e finiva sempre in parità, nonna vigilava sulla distribuzione delle graffe e tutti dovevamo averne lo stesso numero, ma ne preparava talmente tante che le portavamo anche a casa per la colazione del lunedì mattina.

In meno di un'ora con le dosi che elencherò in seguito ne ho ottenute oltre 30.

300gr di patate
200gr di farina 00
50 gr di manitoba
40 gr di burro
1 uovo
1 cucchiaio di zucchero
2 cucchiai di latte
mezza busta di lievito per dolci
una scorza grattugiata di limone

Per la frittura olio di semi di arachidi.

50 gr di zucchero per guarnire.

Lessare le patate e schiacciarle ancora calde. Aggiungere il burro ed ottenere un impasto omogeneo.
Disporre a cascata la farina, aggiungere la manitoba e la mezza busta di lievito secco.
Sbattere l'uovo con il cucchiaio di zucchero e aggiungerlo alla farina, poi si versano i 2 cucchiai di latte ed infine la scorza di limone. Lavorare fino ad ottenere un composto morbido e compatto.

Infarinare e successivamente tagliare dei pezzi dai quali realizzeremo, stendondo la pasta con le mani, dei cilindri di un centimetro di altezza lunghi 10 centimetri.

Una volta chiuse disporle su un vassoio, infarinale e lasciare lievitare finchè non raddoppiano di volume.

In un pentolino scaldare l'olio di arachidi e una volta giunto ad una temperatura di 170° iniziare la frittura.

Cuocere un lato per volta fino a totale doratura. Tolta dal pentolino passarla su un foglio di carta assorbente e poi, ancora calda, rigirarla nello zucchero semolato.

Quando invece era mamma a prepararle, la domenica sera mio padre, diceva sempre, riferendosi alla quantità di latte che bevevo per accompagnarle: ci vorrebbe una mucca in casa quando ci sono le graffe.

11 febbraio 2011

Le DOCG campane

Ci sono, ci sono, anche se abbastanza impegnato su più fronti.
Ho fatto un giro in Irpinia, mi ha dato gioia, soddisfazione, piacere.
Pensare che non andavo in provincia di Avellino da anni, dove ho trascorso un bel pò di w.e. della mia infanzia a Serino e tutti si chiamavano Michele e Gerardo.
Sono andato alla scoperta di Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi.
Ne ho trovate e provate diverse. Tutte acciaio e che combina quest'acciaio. Avevo capito fin da subito che sarebbe stato un giro "ricco" quanto strano.


Luogosano è in provincia di Avellino, mai diresti che si tratta di una località sita in Campania, con quel nome ...


Riccardo Morelli (amministratore, intenditore, viaggiatore nonchè sommelier) e Gerardo Spiniello, l'enologo aziendale, hanno fatto gli onori di casa nell'azienda agricola "LA MOLARA".
Impegnati nella produzione di Taurasi, ma non solo, producono anche le Fiano e Greco.
I loro vini, abbinati a mozzarella di bufala, salame locale e provolone pastoso mi hanno dato modo di scoprire quanto in azienda siano dediti al raggiungimento di una qualità sempre troppo sventolata ma difficilmente rintracciabile nelle caratteristiche dei vitigni adoperati, qui fanno veramente sul serio.

Il Taurasi riposa in botte ben oltre i 12 mesi previsti dal disciplinare, ma l'appellativo riserva non è riportato in bottiglia. Il millesimo 2004 si è presentato deciso, fine, elegante, ottima persistenza.
A Vinitaly2011 presenteranno un rosato di Aglianico frutto della fantasia di Gerardo.

Tappa seguente a Summonte. Il geometra Ciro Picariello, dell'azienda agricola omonima, produce un Fiano d'Avellino in purezza, solo acciaio, longevo, del quale dalla prima annata (la 2004) si è detto un gran bene.
Non immette il vino sul mercato se non dopo un lungo periodo di affinamento tra acciaio e bottiglia.
Dalle 9.30 del mattino, ripercorrendo con Ciro le tappe di una breve ma già nota carriera, è iniziata la verticale, dalla 2009 alla 2005, in compagnia della signora Rita e di personaggi insoliti, che entravano ed uscivano dalla cantina parlando dei vini di Ciro.

2009: cambio di etichetta e di bottiglia. Non penserete mica di stapparla una volta acquistata. E se lo fate … fatemi sapere come è andata.
2008: brillante, ottima consistenza, giallo carico. Marcata mineralità, agrume appena tagliato.
2007: annata calda, vino pronto alla beva.
2006: consistente, mineralità nascosta, giallo oro, note marcate agrumate e floreali.
2005: la Mosella al naso, color prezioso, un peccato degustarlo ma un piacere per il palato.
2004: ne ho 2 bottiglie a casa, forse un giorno parlerò di loro.

In contrada Vadiaperti ho incontrato Raffaele Troisi, azienda agricola Vadiaperti, che imbottiglia due CRU, Fiano e Greco, vini dall'acidità infinita, austeri, taglienti, non convenzionali. Dapprima giro in cantina, il tempo di spillare dai fusti un pò di 2010.
Raffaele definisce quest'annata una tartaruga, ci metterà tempo, ma arriverà lontana. Come non credergli?
Seduti difronte ad un camino acceso, un tagliere con prosciutto crudo locale, formaggio sardo, salame piccante calabrese, abbiamo degustato tutta la linea del 2009.
Bevendo dei bianchi mi chiedevo: ma sarà giusto quest'abbinamento? Altrochè, ci sarebbe voluto il miglior ragù di mammà, uno stracotto di carne "tirato" magari con lo stesso vino, nelle guide si parla di abbinamento a piatti di pesce.
Non tutti reggerebbero il carattere di questi vini.

Azienda Agricola La Molara srl
Contrada Pesco
83040 Luogosano (AV)
Tel: +39 0827 78017
Fax: +39 0827 78156
Website: www.lamolara.it
Email: info@lamolara.com

Azienda Agricola Ciro Picariello
Contrada Acqua della Festa – Via Marroni
83010 Summonte (AV)
Tel: +39 0825 702516
Website: www.ciropicariello.com
Email: info@ciropicariello.com

Azienda Agricola Vadiaperti
Contrada Vadiaperti
83040 Montefredane (AV)
Tel: +39 0825 607270
Website: www.vadiaperti.it
Email: info@vadiaperti.it

25 dicembre 2010

Buon Natale

Natale2010
Il natale non sono riuscito a festeggiarlo nella maniera tradizionale, tutti a tavola riuniti per lunghe scorpacciate di ore ed ore, con parenti, amici e affini e poi giochi, chiacchiere, vino, pandoro, panettone, roccoco' e mustacciuoli, capitone ed insalata di rinforzo, etc etc.
Quest'anno gli amici, per i primi quarant'anni di vita, mi hanno regalato un viaggio in Marocco, paese dove poter praticare il surf, ed avere anche la possibilità di girare questo affascinante ed intrigante continente.
Dopo un giorno a Marrakech, dove abbiamo soggiornato in un tipico riad e fatto un giro tra i vicoli del souq, il 24 dicembre ci hanno raggiunto degli amici d'onda romani.
La cena della vigilia l'abbiamo consumata ad Essaouira. 
A tavola tajine con prugne ed agnello, tajine di pollo al limone ed olive, cous cous di carne, omelette.
Ovviamente rien de vin, rien alcol e allora eau naturelle. 
Giro in notturna nella affascinante medina tra i vicoli pensando al domani. 
A natale, ad Imsouane, a pranzo abbiamo preso un panino con hamburger ed a cena ancora tajine.
Santo Stefano invece ci ha regalato la scoperta di un albergo/ristorante per surfisti. 
Abbiamo consumato li, per un paio di giorni, dalla prima colazione alla cena.
Dopo due giorni di surf il vento da sud ha rovinato le condizioni del mare e siamo scesi ancora più a sud, precisamente ad Aourir, Tagazouth, alle porte di Agadir, che mette a disposizione numerosi spot. 
Domani speriamo di praticare tra banana point, killer point, devil's rock, panorama beach. 
Nei prossimi giorni scenderemo ancora più a sud, sempre più a sud, ai margini del deserto fino a Sidi Ifni, con altri amici che incontreremo domani in arrivo da Sidi Kauqi, dicono che il paesino e' molto carino ed altrettanto lo sono le onde. 
E per l'ultimo dell'anno tutti insieme sperando di non brindare esclusivamente con the' mnahna.
Per il nuovo anno prevedo in cucina l'utilizzo di tante spezie.  :-)
Auguri a tutti (sempre che non trovi prima un accesso wifi).
Neapolitancook 
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29 novembre 2010

A pranzo dai miei

Domenica mattina, consulto il meteo, piove ovunque, al mare il surf non si pratica in quanto piove e c'è vento. Il bollettino degli automobilisti sconsiglia di mettersi in viaggio poichè dal pomeriggio sono previste pioggie torrenziali al centro sud e io che faccio?
Chiamo mammà: "ciao, che si mangia oggi?" e lei: "sartù di riso, va bene?"
concludo la conversazione con: "ok io porto il vino, ci vediamo dopo".
Arrivato a casa dai miei dopo un paio d'ore, ringrazio Giove Pluvio per la clemenza in A1.
Antipasto con mozzarella di bufala di Aversa, non male come inizio.
Il vino è già stappato.
Appena giunge in tavola il "ruoto" (o teglia) un profumo di ragù di carne napoletano invade la camera da pranzo.
Si fanno le porzioni, decise, abbondanti (!).
Assaggiamo e proviamo l'abbinata cibo-vino.
Risulta piacevole il connubio tra l'Aglianico Del Vulture 2007 - LA FIRMA - di Cantine Del Notaio.

Non starò qui a raccontare dei commenti sulla preparazione del piatto (c'è troppa provola, un pò di ragù in più e sarebbe stato perfetto, etc. etc.), ad un certo punto eravamo troppo presi dalla pietanza, dalla bontà tanto che ancora sento il sapore delle polpette fatte con carne mista, fritte e messe "in bianco" nel sartù.
Ovviamente questa è una ricetta di famiglia e non credo che possa essere presa come quella vera, ognuno ha la sua.
Ho apprezzato questa preparazione così come il secondo piatto (polpette e carne al ragù) con dei friarielli freschi freschi.
Quasi a fine pasto papà ha tenuto a precisare: "è merito di mamma se è venuto così buono" e lei: "vabbè che vuoi dire con questo? che io ti ho solo detto gli ingredienti e tu l'hai preparato?".
Insomma una bella sfida che continua da anni.
Il vino, Aglianico del Vulture 100%, è ben indicato per questo piatto del Sud del Sud.
Limpido, consistente, granato quasi impenetrabile, al naso si manifesta intenso e complesso, con sentori di confettura, liquirizia, note vegetali e mineralità spiccata.
Rotondo alla gustativa, secco, caldo, morbido, tannino tondo.
Persistenza e intensità superiori. Qualitativamente eccellente.

Cantine del Notaio di Gerardo Giuratrabocchetti
85028 Rionero in Vulture (Pz) - Via Roma, 159
info@cantinedelnotaio.it

19 novembre 2010

Straccetti con rughetta

Ieri sera non avevo con me la fotocamera, a dire il vero non l'ho cercata, tanto ero preso dalla preparazione di questo semplice secondo piatto. Avevo solo il cellulare e quindi la foto è quella che è.
Gli straccetti non è che siano proprio quel che desidero quando parlo di "ciccia" ma dovendo preparare un piatto sciuè sciuè (da realizzare in un battibaleno), da abbinare al Dogliani DOCG MAIOLI di AnnaMaria Abbona ho optato per un veloce e semplice arricchimento di questo piatto, abbastanza succulento ma privo del corpo necessario a fronteggiare il vino.
Dorato l'aglio in olio EVO ho disposto le fettine ben aperte in padella e non appena cotte sul lato inferiore ho salate e versato la rughetta poi le ho rigirate.
In un'altra padella leggera tostatura ad una piccola quantità di rughetta utilizzata come base per impiattare.
Ho poi adagiato sulla rughetta gli straccetti, una spruzzata lieve di aceto alle ciliege di Pojer&Sandri, la rughetta ed infine del formaggio di pecora stagionato a scaglie.
Ho atteso qualche secondo prima di assaggiare.
Mi sono soffermato sul vino che limpido e con buona consistenza si stava già ossigenando nel calice. Rubino vivo, al naso impatto floreale deciso.
Fresco, tannino ancora incisivo, ottima la freschezza.
Ad ogni assaggio teneva bene l'abbinamento, sposandosi con la succulenza della carne e il carattere del pecorino.

Anna Maria Abbona
Fraz. Moncucco, 21
12060 FARIGLIANO (CN)
Tel + Fax +39 0173 79 72 28
info@annamariabbona.it
www.annamariabbona.it

9 novembre 2010

Non porto profumo

Sono anni che non porto profumo, l'unico ed ultimo flacone che mi è stato regalato fa ancora bella mostra di se in attesa che evapori del tutto, al profumo di mare (!).
Negli anni non ho più sopportato la voglia di essere abbinato o abbinare una persona o una cosa ad un profumo da vetrina e basta, mi sono sbilanciato andando oltre, scovando, cercando peculiarità nascoste e non fidandomi del mio naso da subito.
Non che non ne abbia mai usati, anzi. Floreali, fruttati, essenze esotiche, profumi lontani, patchouli, cannella si sono alternati sullo scaffale.
Ricordo gli ultimi: profumazioni mediterranee, dal basilico, al bergamotto fino al mandorlo di Sicilia.
In cucina invece tutto cambia.
I profumi sono alla base, sono l'essenza di un piatto da quando lo immagini fino a quando lo realizzi.
Buona dose, per me, di inebriante profumo è la preparazione dello strudel.
Vi chiederete cosa ci prova a fare un napoletano a fare lo strudel.
Seguendo scrupolosamente la procedura consigliata da un pasticcere trentino in quel di Rovereto negli anni sono riuscito a personalizzarla e farlo sempre uguale.
Questa volta però, visto che aderisco al contest di Arabafelice, ho optato per dei ravioli di strudel.
E' ovviamente importante scegliere gli ingredienti prima di tutto. La cosa fondamentale, non solo secondo me, sta nella scelta o selezione delle mele.
Innanzitutto non deve mancare la renetta, poichè credo che dia "carattere", la golden per la succulenza e poi una fuji per il profumo delicato e deciso allo stesso tempo.
Una particolare attenzione è dedicata alla fase di taglio della mela, poichè in questo caso le ho tagliate a fettine sottili e non a cubetti, visto che poi sarebbero state stese sulla sfoglia del raviolo, una volta freddate.
Aggiungo prima di farle freddare, ancora nel paiolo, l'uvetta candita tenuta a bagno e strizzata, i pinoli, le mandorle tritate al mortaio, la cannella e a sopresa da parte dei commensali, marmellata o cioccolata extra fondente.
A differenza di tante altre preparazioni e ricette che si trovano in rete, grazie alle varie prove, con una certa esperienza posso dire che preferisco aggiungere il pangrattato sulla sfoglia prima di stendere la farcia e non in padella quando una volta imbiondite dal burro e successivamente caramellate con lo zucchero di canna, in questa maniera svolge la funzione assorbente del liquido che la mela, una volta infornata, rilascia.
Una volta tolte dal forno spolverata di zucchero vanigliato e cannella.